News
L’intento non era di colpire le larve con i pallini, ma di provocare la lacerazione dei ricoveri e far morire le larve per il freddo.
Sorprendere la processionaria nel sonno. In passato il personale del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento, anche avvalendosi di cacciatori addestrati, sparava da terra pallini da caccia, contro i nidi presenti sulla cima e sulle estremità dei rami. L’intento non era di colpire le larve con i pallini, ma di provocare la lacerazione dei ricoveri e far morire le larve per il freddo. Oggi questa pratica è stata dismessa. Per due motivi, spiega Giorgio Zattoni, direttore del distretto forestale Alta Valsugana. La rosa di pallini provoca danni alle piante. Non ci sono più inverni molto rigidi e quindi anche aprendo i nidi con i pallini viene a mancare l’azione del freddo. Gli spari necessariamente ripetuti e quindi anche costosi, si potevano fare solo nei boschi. All’interno di luoghi abitati erano e sono ancora oggi vietati.
Sergio Ferrari
Ultimo aggiornamento: 2017-12-13 00:19
Condividere |
|
Tweet |