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Riescono così a sopravvivere e a tornare in seguito nel meleto, per continuare a nutrirsi di linfa e quindi diffondere la malattia.
Nei meleti confinanti con superfici a prato o arativo, la percentuale di piante con sintomi di scopazzi sembra essere maggiore rispetto a zone frutticole non interrotte da superfici aperte.
La segnalazione è di Pio Lorenzetti, frutticoltore della Val di Non ed in passato direttore dell’Ufficio agricolo periferico di Cles. Egli ritiene che le psille vettrici del micoplasma, che causa il mal degli scopazzi, si allontanino dal frutteto quando è in corso un trattamento insetticida. Riescono così a sopravvivere e a tornare in seguito nel meleto, per continuare a nutrirsi di linfa e quindi diffondere la malattia.
Sergio Ferrari
le immagini pubblicate ritraggono un esemplare di psilla e un tralcio di melo con sintomi di scopazzi, sono tratte rispettivamente dalla pubblicazione "Terra Trentina" n. 2/2002 e dalla pubblicazione "Guida all'impiego dei fitofarmaci"
Ultimo aggiornamento: 2018-12-06 12:02
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