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Ritorno alla schiava: solo su terreni vocati. (schiava gentile, immagine tratta dalla pubblicazione PAT - •La tutela della vitivinicoltura in Trentino)

Qualche cantina sociale sta valutando l’opportunità di un ritorno alla Schiava su terreni vocati e territorialmente circoscritti

Negli anni ’60 buona parte dei vigneti del Trentino, in particolare quelli dell’Alto Garda, erano coltivati a Schiava. Vitigno molto produttivo e a doppia attitudine: l’uva poteva essere infatti utilizzata come uva da tavola oppure essere vinificata. Per produrre un vino più o meno rosato, ma leggero o utilizzato insieme a Merlot per produrre il Casteller, tipico vino da tavola e da consumo quotidiano. Vittorio Zanon e Gino Salvaterra, rispettivamente capo dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura e tecnico del settore viticolo e frutticolo, si resero promotori della cosiddetta “operazione Schiava” che a quel tempo rispondeva all’obiettivo di produrre quantità. Oggi la Schiava è ridotta a 200 ettari di vigneto che producono complessivamente 10-11 mila quintali di uva. Qualche cantina sociale sta valutando l’opportunità di un ritorno alla Schiava su terreni vocati e territorialmente circoscritti. All’ultimo Vinitaly la cantina di Roverè della Luna ha presentato un vino Schiava moderatamente effervescente chiamato Chiaro di Luna.

Sergio Ferrari

Ultimo aggiornamento: 2018-05-15 10:14


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