Cavoli Cappucci della Val di...

DESCRIZIONE SINTETICA DEL PRODOTTO

I cavoli cappucci tradizionalmente ottenuti in Val di Gresta si differenziano dalle altre produzioni per la croccantezza, la dolcezza e la conservabilità, esaltate dall’ambiente e dalle tecniche di coltivazione tradizionali.
Le tipologie sono diverse a seconda del periodo e della destinazione del prodotto: cavoli cappucci bianchi o rossi da mercato, cavoli bianchi da crauti, cavoli verza, cavolfiori.

METODICHE DI LAVORAZIONE E CONSERVAZIONE

I cavoli cappucci della Val di Gresta non hanno varietà autoctone, ma il materiale vegetale impiegato proviene sia da vecchie selezioni, sia da nuove varietà nazionali o estere, saggiate e provate per più anni in loco per verificarne l’adattabilità e la qualità.
I cavoli cappucci hanno durata del ciclo vegetativo molto variabile in funzione della tipologia del prodotto finale: da 60 a 140 giorni dal trapianto.
Le giovani piantine, ottenute in semenzaio aziendale o acquistate in pane di terra, vengono messe a dimora dal mese di aprile al mese di luglio con distanze medie di 70 cm tra le file e 40 cm sulla fila, con un investimento medio a metro quadro di circa 3-5 piante.
Non si impiegano erbicidi chimici per il controllo delle malerbe, ma vengono eseguite frequenti sarchiature meccaniche e manuali.
La raccolta viene fatta in modo manuale in campo, eliminando le foglie esterne e lasciando un prodotto coronato pronto per il confezionamento.
La commercializzazione del prodotto inizia con le varietà precoci nel mese di giugno e termina con quelle tardive a metà marzo. Questa coltura teme il gelo e pertanto deve essere raccolta e conservata in luoghi riparati o condizionata in celle frigo a temperatura idonea.

CURIOSITA'

La generalità degli autori concludono che il cavolo è originario dell’Europa, con una data di coltivazione antichissima, precedente addirittura alle invasioni arie, certo raccolto anche prima allo stato selvatico. Da qui deriva la grande notorietà presso l’antichità classica e la derivazione del nome comune e botanico (cavolo dal greco "kaulos" e dal latino "caulis"; "brassica", già noto a Cicerone, Plinio e Plauto, dal celtico "bresic").
Progressivamente, con la notorietà, s’è estesa l’area di coltivazione che ora comprende anche l’Asia minore e l’Africa settentrionale.
Fin dai tempi del dominio Austriaco, una notevole quantità di crauti prodotti con cavoli cappucci della Val di Gresta venivano esportati in Austria in cambio di sale.
Anche ditte venete, fin dalla fine dell’ottocento, venivano in Val di Gresta per rifornirsi di cavoli cappucci da crauti.
La coltivazione dei cavoli cappucci della Val di Gresta iniziò già nell’Ottocento, ma si sviluppò nel Novecento raggiungendo il massimo produttivo fra le due guerre con circa 10.000 ton. Gran parte del prodotto era destinato alla produzione di crauti acidi, mentre una parte veniva venduto per il consumo fresco.

Nessuna ricetta disponibile.

Ultimo aggiornamento: 2013-12-28 12:25


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