C4 - Alta Valsugana

C4

L´alta Valsugana comprende l´area che si estende dalle pendici orientali della Marzola fino all´altezza di Roncegno ed è delimitata a nord dal gruppo del Gronlait-Fravort, dalla Panarotta, dalla Cima d´Orno e dalla catena del Lagorai-Cima d´Asta, mentre a sud è racchiusa dalle cime che delimitano l´altopiano di Asiago. Il paesaggio agricolo del fondovalle è dominato dal frutteto che, percorrendo la valle verso est, lascia più facilmente il posto al mais da foraggio ed alle superfici a prato. La zona è interessata anche da un certo sviluppo delle colture protette (fragole, piccoli frutti) che denunciano la loro presenza con il chiaro squillante delle coperture delle serre. Un´agricoltura molto varia nella quale trova ancora spazio l´allevamento del bestiame che, nelle zone più alte come la Val dei Mocheni e, in modo diverso, l´altopiano della Vigolana, assume una maggiore importanza. Da queste due zone si possono raggiungere
le superfici a pascolo utilizzate dal bestiame giovane ma anche dalle vacche da latte presenti nelle aziende di valle. La Val dei Mocheni rappresenta l´alta valle del Fersina, dalla sorgente fino alla sua confluenza nella piana di Pergine. Entrambi i versanti della valle sono abitati e coltivati ma presentano differenze di notevole rilievo. La sponda sinistra del Fersina è, rispetto all´altra, fredda e poco esposta, con boschi di abete rosso che si alternano ad ampie schiarite, in prossimità dei centri abitati: i prati tuttora sfalciati anche se in forte pendenza, sono
contornati da begli esemplari di querce, castagni, noccioli. All´imbocco della strada che porta alla malga Pletzn Pergh, il versante è dominato dal bosco di abete rosso che si accompagna a larice e, in maniera minore ad abete bianco. Questo tipo di paesaggio vegetale è frequente in queste zone dell´alta Valsugana: notevoli fustaie di abete rosso, miste a larice, accompagnano il percorso di avvicinamento alle malghe, in prossimità delle quali troviamo poi anche esemplari di pino cembro. Storicamente gli allevatori del comune di Levico hanno sempre alpeggiato il proprio bestiame sull´Altopiano delle Vezzene: una zona del tutto diversa dalle vallate del Lagorai e particolarmente adatta al pascolo. Il toponimo “Vezzena”, in dialetto locale “Vezena-Viezena”, è fatto derivare dal tedesco Wiesen=prati. Il territorio occupa la parte nord-occidentale dell´altopiano di Asiago. I pascoli, suoi componenti principali, conquistati alla foresta da tempo immemorabile, sono circondati da boschi di abete rosso e, in misura minore, di abete bianco e di larice. Uno dei grandi problemi dell´altopiano è quello dell´approvvigionamento idrico. Ciò è dovuto in parte alle particolari condizioni climatiche: in genere le precipitazioni sono elevate, però le piogge estive sono scarse. Anche il substrato geologico, di natura calcarea, è all´origine della povertà d´acqua che si perde rapidamente nel sottosuolo (fenomeni carsici). Di norma l´abbeveraggio degli animali viene eseguito mediante pozze d´alpeggio che, in annate particolarmente siccitose, rimangono quasi prive, se non del tutto, di acqua. La pozza d´alpeggio è tipica dei pascoli prealpini che si trovano su questi tipi di substrati calcarei. I pastori, in passato, realizzavano delle pozze in terra battuta generalmente a forma circolare, stendendo degli strati sovrapposti di argilla e foglie di faggio ben compattate dal calpestio dei bovini. La vegetazione dei pascoli dell´altopiano può essere rappresentativa di molti pascoli del Trentino. Vi sono specie che gli animali gradiscono e che genericamente si definiscono “buone foraggere” (soprattutto graminacee e leguminose), ma sono diffuse, alle volte a causa di una gestione non ottimale del pascolo, specie non appetite dal bestiame, come il migliarino maggiore (Deschampia caespitosa) e il cervino (Nardus stricta), o addirittura rifiutate come il colchico (Colchicum autumnale) e la genziana maggiore (Gentiana lutea). In effetti gli animali hanno le loro buone ragioni. Deschampsia caespitosa, ad esempio, è una graminacea che forma dei grossi e caratteristici cespi, con foglie taglienti e ruvide che vengono, per questo, sistematicamente rifiutate dal bestiame: ciò consente alla pianta di diffondersi nel pascolo a macchia d´olio. La diffusione di tutte queste specie non gradite dagli animali è probabilmente legata al costo e alla difficoltà di reperimento della manodopera, che hanno favorito interventi colturali incostanti e non sempre programmati. Un tempo, al contrario, il pastore era assiduamente presente nel pascolo e provvedeva anche all´eliminazione delle specie infestanti.

Ultimo aggiornamento: 2014-01-17 13:32


Condividere