Asparago di Zambana

DESCRIZIONE SINTETICA DEL PRODOTTO

Asparago bianco coltivato in pieno campo, che trae le sue peculiari caratteristiche organolettiche (delicatezza di gusto, tenerezza e sostanziale assenza di fibra) dalle particolari condizioni pedoclimatiche e dalle tecniche di coltivazione.

METODICHE DI LAVORAZIONE E CONSERVAZIONE

Per la costituzione dell’asparagiaia è tradizione avvalersi di rizomi di un anno, chiamati “zampe”, che sono messe a dimora, dopo un’accurata preparazione ed una cospicua concimazione organica del terreno, entro fosse della profondità di 20-25 cm e della larghezza di 50-70 cm, con una frequenza di n. 3 per ml di sviluppo delle fosse che corrono parallele ad una distanza media di 180-200 cm. Le zampe sono poi ricoperte di terra fino al ripristino del livello naturale del terreno. Il primo anno sono lasciate vegetare e l’intervento del coltivatore si limita alle normali cure colturali (sarchiatura, eventuale difesa fitosanitaria, recisione ed asporto degli steli secchi in autunno).
Nella primavera del secondo anno (inizio marzo) sono costituite le “andane” di terra, mediante l’ausilio di baulatrici o direttamente a mano, al fine di consentire la crescita interrata dei “turioni” e quindi la loro assenza di colore. Allo stesso scopo le “andane” vengono pacciamate con film plastico scuro che consente l’assenza di colorazione anche degli apici dei “turioni” stessi. L’asparago di Zambana è, infatti, assolutamente bianco (è tollerata solo una leggera colorazione rosea degli apici). La raccolta è eseguita a mano o con attrezzi tradizionali per un periodo di circa due mesi (in fondovalle da fine marzo a fine maggio). A fine raccolta le “andane” sono spianate per evitare il progressivo innalzamento del rizoma ed i “turioni” che si sviluppano vengono lasciati vegetare e sono sottoposti alle normali cure colturali.

CURIOSITA'

Anche se la coltivazione dell’asparago nel Trentino vanta una tradizione plurisecolare, non esiste tuttavia una varietà, o anche solamente un ecotipo, identificabile come "Asparago di Zambana". Il materiale vegetale usufruito per la realizzazione degli impianti d’asparago è stato sempre importato da altre regioni europee o autoprodotto in zona a partire da seme di queste.
Le prime notizie circa la coltivazione dell’asparago in Trentino, riscontrate in bibliografia, risalgono ai primi anni dell’ottocento (1811-1812) allorché, in seguito all’incorporamento del Trentino nel Regno Italico, voluto da Napoleone, nel 1810 furono pubblicate sulla rivista "Annali dell’Agricoltura del Regno d’Italia" delle memorie d’autori vari circa lo stato dell’agricoltura locale. Già in quegli anni era coltivato l’asparagus officinalis a partire da semi provenienti da Ulma (Germania), "ne’ campi sabbiosi dietro l’Adige", con risultati soddisfacenti, quantomeno sotto l’aspetto delle qualità organolettiche dei prodotti, che, a detta dei corrispondenti di allora, "…mi parvero sempre assai più saporiti di quelli che mangiassi mai in Italia o in Germania".
Esiste inoltre una produzione, oggi esclusivamente per autoconsumo, d’asparagi di Zambana in salamoia, conservati in vasi di vetro.

Nessuna ricetta disponibile.

Ultimo aggiornamento: 2013-12-28 12:21


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