C7 - Valle di Sole

C7

La Val di Sole rappresenta la parte alta del bacino del Noce: si sviluppa infatti, dai 1.884 metri del passo del Tonale ai 721 metri del ponte di Mostizzolo ove prosegue nella Val di Non.
Caratteristica di tutta la Valle di Sole è l´esposizione ovest-est che imprime un marcato contrasto fra i due versanti. A differenza della Val di Non in cui il paesaggio è di tipo montano, qui il
paesaggio è quello tipico di una valle alpina di origine glaciale: il fondovalle e le prime pendici sono occupati da morene o sbarrate dai coni di deiezione degli affluenti del Noce. Le formazioni geologiche prevalenti sono, sul versante nord il gruppo metamorfico dell´Ortles-Cevedale, a sudovest il massiccio cristallino della Presanella e a sud-est le Dolomiti di Brenta, di natura calcarea. La vegetazione arborea spontanea delle superfici non coltivate nei fondovalle è rappresentata da piante xerofile (di ambienti asciutti) con prevalenza di carpino nero, roverella (Quercus pubescens) ed orniello a cui si consocia il pino silvestre spontaneo, e il pino nero di origine artificiale. Le pendici del piano montano inferiore ospitano formazioni di
latifoglie come l´acero di monte, il maggiociondolo (Laburnum anagyroides), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) mentre il faggio è praticamente assente. Alle quote più elevate predominano le formazioni miste di abete rosso, bianco e larice. Le peccete occupano la fascia altimontana, mentre nella fascia subalpina l´abete rosso si accompagna al cembro; alle massime quote s´incontrano le formazioni a larice e cembro. La presenza ed il costante lavoro dell´uomo hanno interrotto la foresta fin dalla notte dei tempi, traendone le superfici a pascolo per dare sostentamento estivo al bestiame ed integrando le ampie superfici dei pascoli in quota, sopra il limite del bosco. Forse perché raggiunta più tardivamente dalle fortune del Grana Trentino, forse per la particolare ricchezza di pascoli, forse ancora per la distanza delle malghe dai due caseifici di valle, la Val di Sole è una delle zone del Trentino dove è ancora operante un alto numero di malghe da formaggio. L´allevamento di bestiame da latte rappresenta d´altra parte l´unica attività agricola possibile, soprattutto nell´alta valle, mentre, scendendo verso la Val di Non, il prato, che rappresenta la fonte dell´alimentazione invernale del bestiame, tende via via ad essere soppiantato dal frutteto. Il gruppo più numeroso di malghe dove ancora si produce formaggio, si trova in Val di Rabbi che rappresenta uno dei paesaggi più alpestri delle valli trentine. è incisa dal torrente Rabbies che nasce dai numerosi laghetti glaciali del versante meridionale di Cima di Rabbi (3.254 m) - Cima Sternai (3.442 m) ed è caratterizzata da selvagge convalli, quali la Val Meleda, la Val Cercen, la valle di Valorz. Un´osservazione anche superficiale della valle di Rabbi permette di capire come un fattore come l´esposizione, possa influire sulla vegetazione e sulle attività umane di un luogo. Infatti, imboccando la valle, il versante sinistro (destra orografica) è più freddo e, in molti tratti, tende ad essere occupato dal bosco, qui caratterizzato dall´abete rosso. Sull´altro versante, meglio illuminato e caldo, l´attività agricola è più sviluppata: la vegetazione arborea vede la presenza, accanto ai larici, anche di molte latifoglie. In Val di Rabbi sono molto diffusi i prati che vengono regolarmente sfalciati. Questi prati, diffusi dal fondovalle alla media montagna, sono definiti “arrenatereti” perché dominati da una graminacea chiamata avena altissima (Arrhenatherum elatius). Sono presenti lungo tutta la valle, fino all´imbocco del territorio del Parco dello Stelvio. Qui troviamo prati più “magri”, poco produttivi, che vengono sfalciati quindi più per scopi di mantenimento del paesaggio che per l´aspetto produttivo. Le malghe di queste zone, localizzate nel territorio del Parco, si distribuiscono tutte, ad eccezione di malga Stablasolo, sopra quota 1.800 fino ad oltre 2.000 metri. Un´area tipica per il fatto di avere nel proprio territorio un numero elevato di alpeggi ancora utilizzati, è la Val Cercen. Lungo il percorso verso le malghe si possono fare osservazioni botaniche interessanti. Salendo da una malga all´altra, in un ambiente nel quale la vegetazione forestale sfuma negli ultimi lariceti a favore di cespugli di rododendro e ginepro nano, troviamo tipiche specie dei pascoli. Tra queste l´arnica (Arnica montana), la campanella barbuta (Campanula barbata), nonché specie piuttosto appariscenti e dalle vistose fioriture, come l´anemone (Pulsatilla vernalis) e la negritella (Nigritella nigra). Inoltre, nelle belle zone umide, non molto distanti da malga Cercen, si osserva la presenza dei pennacchi di Scheuchzer (Eriophorum scheuchzeri) e varie sassifraghe (Saxifraga bryoides e aizoides).Un´altra area molto nota della Valle di Sole, interamente nel territorio del Parco dello Stelvio, è la Valle di Pejo. Qui l´abete rosso, ed in misura minore il larice, dominano i versanti anche se, nell´alta valle, a clima più spiccatamente continentale, si ha nei boschi la partecipazione anche marcata
del pino cembro. In questa valle, nel territorio di malga Covel, troviamo l´omonimo lago. Questo biotopo alpino è circondato da una fascia palustre che ospita, assieme ad altre specie, la drosera a foglie rotonde (Drosera rotundifolia), una piccola pianta carnivora che sopperisce alla mancanza di azoto del terreno in cui vive catturando piccoli insetti.

Ultimo aggiornamento: 2014-01-17 13:53


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