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Nanomnia, la startup trentina che combatte i danni causati dai pesticidi. (comunicato stampa PAT n. 269 del 12 febbraio 2019)

Insediata in Progetto Manifattura, l’incubatore green di Trentino Sviluppo.                

Da qualche mese c’è anche una startup trentina impegnata in prima linea per contrastare l’inquinamento ambientale causato dall’uso eccessivo di diserbanti, pesticidi e insetticidi. Si chiama Nanomnia, è stata fondata dai biotecnologi veronesi Marta Bonaconsa, Michele Bovi e Pietro Vaccari, ed è insediata in Progetto Manifattura a Rovereto, l’hub delle green-tech di Trentino Sviluppo. L’azienda ha brevettato un guscio organico per l’incapsulamento degli agrofarmaci: una tecnologia innovativa fa sì che la pianta malata riconosca il trattamento antiparassitario che le viene applicato come una parte di sé stessa e pertanto lo inglobi, riducendo il rischio di rigetto, facilitandone l’assimilazione e permettendo di utilizzare dosaggi fino a 100 volte inferiori rispetto agli standard tradizionali.

Nanomnia, la startup che cura le piante malate con un innovativo guscio organico per l’incapsulamento degli agrofarmaci, è pronta per questa nuova difficile sfida. Dopo il progetto di ricerca sui parassiti della vite svolto in collaborazione con l’Università di Padova e il Consiglio per la Sperimentazione e la Ricerca in Agricoltura di Conegliano Veneto, l’impresa insediata nell’hub green di Trentino Sviluppo a Rovereto Progetto Manifattura – recentemente premiata con un grant da 30 mila euro al Premio Unindustria di Confindustria Lazio – si prepara infatti a dare battaglia anche a Xylella, il batterio killer che minaccia l’economia dell’ulivo in Puglia.
Nello specifico, Nanomnia applicherà in campo i propri gusci di nanoparticelle biodegradabili per l’inoculo di fitofarmaci nelle piante. Ad oggi, infatti, meno dello 0,1% degli agenti curativi applicati in campo effettivamente raggiunge l’obiettivo. La tecnologia brevettata dalla startup, invece, prevede l’incapsulamento tramite un guscio organico, biodegradabile e biocompatibile, che la pianta assimila considerandolo parte dei suoi stessi tessuti.
“Così facendo – spiega la biologa Marta Bonanconsa, fondatrice di Nanomnia – facilitiamo l’assorbimento dell’agrofarmaco, che di conseguenza può essere somministrato in quantità fino a cento volte inferiori rispetto allo standard, con un notevole risparmio da parte dell’imprenditore, che potrà ridurre i propri acquisti di pesticidi”.
Il maggiore assorbimento garantirà inoltre una maggiore specificità nel trattamento, una più alta resistenza dell’agrofarmaco alla degradazione e al dilavamento e, non ultima, una più bassa dispersione di residui inquinanti nel terreno e nella falda acquifera. Una tecnologia, quella della startup, che oltre all’Italia ha già conquistato il mercato svizzero e inglese e si prepara a sbarcare anche in settori molto diversi dall’agritech, come l’industria farmaceutica e biomedicale, la nutraceutica e la cosmetica.

(dm)

Fonte: Trentino Sviluppo SpA

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COMUNICATO STAMPA PAT n. 269 del 12 febbraio 2019

Ultimo aggiornamento: 2019-02-14 09:43


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